
Psicologia. La solitudine a Natale
Durante le festività di fine anno, tra alberi di Natale e vetrine addobbate, per molte persone si materializza più denso e angosciante che mai il fantasma della solitudine. La tradizione delle cene familiari e dello scambio dei regali evoca pensieri sulla qualità delle proprie relazioni e quando il bilancio è negativo procura un’inquietudine vaga ma persistente e una sconfortante sensazione di isolamento.
Prima che un fatto obiettivo, dato dalla concreta mancanza di relazioni significative, la solitudine è un fatto psicologico. Per questo anche persone dalla brillante vita sociale possono sentirsi sole o persone con un solo amico vivere serenamente la propria condizione.
La solitudine è l’idea, che si manifesta come un presentimento, di non essere amati e di non essere importanti per nessuno, ma è anche la constatazione di non amare nessuno e di non conoscere qualcuno verso cui si nutrono affetto, tenerezza e fiducia.
Nel loro complesso, questi fattori determinano una percezione di “mancanza di senso” che mina l’autostima e causa un progressivo ritiro sociale destinato a rendere improbabili nuovi incontri. La solitudine è dunque una gabbia che si chiude pian piano sul cuore, annienta la luce e soffoca la speranza di condividere le proprie emozioni e arricchirle con e grazie all’altro.
La trappola mentale della solitudine è tale da alterare progressivamente la visone di sé e del mondo. Chi si percepisce solo può cercare in se stesso i motivi del proprio isolamento e arrivare a definirsi inadeguato, indesiderabile, incapace o addirittura inutile in un crescendo di pensieri autodistruttivi; oppure può individuare nelle altre persone la responsabilità del proprio stato e giudicarle false, cattive, inaffidabili o superficiali, chiudendosi così a nuove esperienze.
Si tratta di meccanismi distinti ma complementari che alimentano la solitudine in ugual modo e che edificano intorno all’individuo una fortezza oltre la quale il mondo continua a scorrere con le sue opportunità di cambiamento, d’amicizia e d’amore, senza che una sola goccia di vita penetri oltre la muraglia.
Enrico Maria Secci
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