
Le persone GLBT e l’olocausto silenzioso
Oggi 17 maggio ricorre la Giornata Internazionale contro l’Omofobia e la Transfobia. Dal 2007, grazie all’iniziativa di associazioni ed enti pubblici, le riflessioni e le azioni di denuncia e di lotta contro la violenza fisica e morale legate all’orientamento sessuale diventano, almeno per un giorno, un tema centrale in molti Paesi.
Si tratta di un’occasione importantissima soprattutto per l’Italia, che resta nel contesto Europeo, ma non solo, uno degli Stati più reticenti e illiberali sul piano dei diritti civili delle persone omosessuali.
Gli psicologi nel mondo contro l’omofobia. Non tutti sanno che esiste un legame profondo tra la lotta contro l’omofobia e il mondo delle scienze psicologiche. Infatti, la data del 17 maggio è stata scelta come emblema di cultura e di integrazione in virtù di una ricorrenza storica per la psicologia, la psichiatria e altre discipline psico-sociali: il 17 maggio 1990 l’Organizzazione Mondiale della Salute rimosse definitivamente l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali.
Condivisa da ricercatori indipendenti e multi-modello, la determinazione scientifica del 1990, guarì di colpo milioni di persone in tutto il mondo, come soleva ricordare Paul Watzlawick, uno dei padri della psicoterapia moderna.
Fu una rivoluzione culturale, oltre che una specie di “miracolo sanitario”, ma soprattutto una decisione basata sulla ricerca e sulla scoperta della psiche e della sua umanità, al netto di teorie aprioristiche e di ideologie di matrice politica o religiosa.
Tuttavia, la cancellazione dell’omosessualità dalla psicopatologia ha tracciato una linea di partenza, non certo il traguardo, come si sperava, verso una società integrata, più sana e più umana.
A distanza di oltre 30 anni, Paesi come la Francia, la Spagna e la Germania hanno saputo elaborare con senso di realtà e con prontezza le acquisizioni della comunità scientifica e adeguare le vecchie normative escludenti e segregazioniste. In 20 nazioni del mondo le unioni gay sono oggi riconosciute, e nella lista si trovano anche l’Uruguay e il Sud Africa. L’Italia no.
Un’Italia al cloroformio. Anzi, l’Italia, come in tante cose, fatica e incespica sull’ovvio, ridicolmente. E, oltre a non legiferare sui diritti dei suoi cittadini, continua a porsi la domanda se farlo sia più o meno opportuno.In questa pigrizia politica ed istituzionale, poi, bisogna dire che viviamo in uno Stato semi-cieco sulle conseguenze sociali e sanitarie della propria inconcludenza. Uno Stato che appare indifferente alle richieste, ormai pressanti, di riconoscere e regolare ciò che già esiste, e che esiste da sempre: coppie gay e famiglie arcobaleno, adolescenti vessati, adulti esclusi, persone che si ammazzano non perché omosessuali, ma perché ridotte a uno stato di clandestinità profondamente immorale.
Un panorama desolante. È sconfortante pensare che il nostro Paese, per abulia istituzionale, deprivi un cittadino della libertà di amare, di avere una casa col suo partner, di avere un figlio e una famiglia. È inaccettabile che questo continui ad accadere in spregio di ciò che la scienza continua ad affermare con tenacia: l’omosessualità è una variante dell’affettività umana e non ci sono ragioni per segregare e penalizzare una condizione naturale.
Ma, a quanto pare, tolte le promesse elettorali, ogni anno che passa, restano i problemi e le tragedie dovute alla discriminazione di gay e transessuali; stragi che si ripetono nell’indifferenza e che, per giunta, incontrano un crescendo di movimenti puramente incivili che, in piazza, difendono posizioni tolemaiche e agitano teorie neandertaliane, pseudo-psicologiche, sul culto della “famiglia naturale” e proclamano l’eterosessualità come fosse un dogma di razza.
L’olocausto silenzioso. Nessuno dimentichi che la Giornata Internazionale contro l’Omofobia e la Transfobia è anche un momento di commemorazione dell’olocausto silenzioso di migliaia di poeti, scrittori, inventori, pittori e intellettuali sterminati ad ogni latitudine dal pregiudizio e dalla brutalità dell’ignoranza, in quanto omosessuali.
La mobilitazione collettiva in favore del Ddl Zan, il disegno di legge anti-omofobia, fa sperare che il Nostro Paese possa compiere, anche se tardivamente, un passo evolutivo decisivo e necessario in uno Stato di diritto.
Enrico Maria Secci
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