Il sentimento della vergogna

Il sentimento della vergogna

5 Ottobre 2020 0 Di Enrico Maria Secci

La vergogna è un sentimento oscuro, uno dei più insidiosi e complessi vissuti della psiche. Può essere descritta come una sensazione pervasiva di inadeguatezza e di inferiorità che inibisce o distorce la capacità di auto-realizzazione e di stabilire legami affettivi soddisfacenti. Chi prova vergogna sperimenta una limitazione costante della propria libertà e, per evitare di star male, finisce spesso per semplificare la propria vita sin quasi all’ascetismo.

Poiché la vergogna si sviluppa in età precoce, molti adulti la incorporano nel proprio sistema affettivo al punto da diventare inconsapevoli del fatto che l’isolamento, l’apatia e l’insoddisfazione a cui è costretta la loro esistenza dipendano da un vissuto di indegnità antico e mai pienamente riconosciuto, né affrontato.

I sintomi della vergogna. L’emozione della vergogna può provocare rossore in volto, sudorazione, posture chiuse e instabili, tremolio della voce, vocalizzazioni e difficoltà nell’articolazione delle parole e del discorso. Il disagio e l’imbarazzo legati a questi sintomi possono scatenare intensi stati d’ansia, dominati dall’istinto di fuga e ritiro sociale. Allo stesso modo, intorno al nucleo profondo della vergogna, si sviluppano convinzioni negative su di sé, sugli altri e sul mondo circostante che ricalcano uno stile di pensiero depressivo. Così, di frequente chi è vittima del sentimento di vergogna è talmente tormentato dalle conseguenze di questo vissuto e impegnato a respingere ansia, depressione e fobia sociale da non focalizzare con precisione nella vergogna il punto d’origine delle proprie difficoltà.

Un enorme occhio impietoso. Spesso inconsapevolmente, chi si vergogna, vive come se un enorme occhio malvagio lo guardasse e lo giudicasse in ogni suo comportamento, avverte su di sé il mirino costante di un plotone di esecuzione e, per questo, individua nell’immobilità e nell’evitamento le sole alternative alla certezza della pena: la derisione, il rifiuto, l’esclusione e l’abbandono.
Questa percezione persecutoria, spesso si radica sin dall’infanzia negli individui che hanno ricevuto un’educazione rigida, che sono stati iper-protetti e iper-controllati da genitori apprensivi ed eccessivamente conformisti, o che sono stati maltrattati o ridicolizzati nelle fasi dello sviluppo per qualche peculiarità fisica o caratteriale.

Le idee dominanti. La vergogna si lega di frequente a sensazioni irrealistiche di inferiorità fisica e intellettuale, con sentimenti di invidia e di sfiducia verso gli altri. Tra le idee dominanti, la possibilità che gli altri possano scoprire qualcosa di inaccettabile o qualcosa di difforme dalla rappresentazione che la persona ha di se stessa. Il sentimento di indegnità è talvolta così profondo che l’individuo si vergogna e basta, non sa più per che cosa o perché. Poi si vergogna di provare vergogna, e questo alimenta il problema.

Vergogna e frustrazione psico-sociale. Quando la vergogna è radicata produce un effetto paradossale, per lo più inconscio: la persona rifiuta chi la stima incondizionatamente, chi la ricerca e chi la avvalora con slancio e con sincerità, mentre concentra la propria attenzione su contesti e persone che la escludono o la svalutano. Questa contraddizione è solo apparente, infatti chi giudica se stesso sbagliato e di poco valore finisce per allontanare chi mostra di “non accorgersi del suo disvalore”, e si convince rapidamente che quelle persone che lo apprezzano siano a propria volta ingenue o stupide, o coltivino secondi fini e siano dunque “pericolose”.

La spirale viziosa della vergogna può condizionare la vita affettiva, sessuale e interpersonale sino a ridurre l’esperienza di sé ad una sorta clandestinità emozionale, attraversata da sentimenti di impotenza, di inutilità e di fallimento pressoché costanti e tormentata da sintomi psicologici e psico-somatici. È possibile combattere la vergogna e le sue conseguenze con una psicoterapia mirata, che sostenga adeguatamente la persona in un percorso di cambiamento, d’azione e di consapevolezza e che possa promuovere la scoperta dei meccanismi psicologici bloccanti, mobilitare le sue risorse e favorire lo sviluppo di un’autostima migliore.

Enrico Maria Secci
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