psicologia
SESSODIPENDENTE – Psicologia delle dipendenze sessuali
Parenti serpenti?
La psicoterapia ha molti detrattori e chi si impegna in un percorso di cambiamento deve prepararsi all’idea che tra i più efficienti, insistenti e feroci nemici della sua guarigione saranno proprio parenti ed amici stretti. Proprio le persone più vicine al paziente, quelle che in presa diretta vivono i suoi problemi e i suoi sintomi non di rado –inconsapevolmente, s’intende– si trasformano nei più tenaci alleati del Problema. Già in terza seduta abbozzano commenti come “Ma la terapia ti serve?” quando non affermano con veemenza “La terapia non ti serve a nulla! Dillo al Dottore!”, oppure attaccano frontalmente il paziente non appena sembra star meglio: “Ma cosa credi? Ora che fai la terapia sai tutto tu?”.
SESSODIPENDENTE 2- Psicologia delle dipendenze sessuali
Psicologia: Ammalati d’amore – PARTE TERZA/B – Le dipendenze affettive
Concludo l’articolo sulle dipendenze affettive descrivendo gli ultimi due schemi dei quattro scoperti col le persone con cui ho lavorato o che seguitano un percorso di psicoterapia breve con me. L’interesse generato dai post su questo argomento mi stimola ad approfondire il tema: presto on-line articoli sulle dipendenze affettive tra genitori e figli.
Alberto Stasi: l’estetica dell’assassino
Psicologia e Comunicazione: La PNL è utile? [Risposta a Lune]
Sorrido sempre quando qualcuno fa affermazioni del tipo “Io non credo alla PNL!”. La Programmazione Neuro-Linguistica, contrariamente all’impressione che se ne trae dai cattivi formatori, non è mica una religione! O ancora, come scrive Lune: “La PNL non è scientifica”. Certo che non lo è, né pretende di esserlo. Intanto, si tratta di un modello e non di una teoria o di un insieme di teorie. Se le teorie descrivono la realtà con l’intenzione di enunciare “verità” e svelare il “perché” delle cose, i modelli sono insiemi di osservazioni sulla realtà finalizzati a definire “come” funziona e a trovare strategie utili a cambiarla. Il successo planetario della PNL deriva dal fatto che una parte consistente delle tecniche che propone promuove effettivamente e rapidamente lo sviluppo di una migliore capacità comunicativa. Poi se la Programmazione Neuro Linguistica insegni cose “vere” o non “vere” è una questione irrilevante sia per i suoi creatori che per tutte le persone che si approcciano a questo metodo con atteggiamento realistico, intelligente e multidisciplinare.
Non sono certo tra i promotori della “nuova” PNL, quella dei corsi di empowerment che sfiorano il delirio collettivo, quella dei “cerchi dell’eccellenza”, che somigliano più a goffi rituali stregoneschi che a metodologie di cambiamento. Credo che la Programmazione Neuro-Linguistica debba essere proposta con serietà e rigore, esclusivamente insieme ad altri modelli e, soprattutto, facendo continui richiami all’utilizzo cauto e rispettoso delle tecniche.
Psicologo: chiamare o non chiamare? [INFO 4]
Tra le molte insidie della professione di psicoterapeuta, una tra le più fastidiose e controproducenti riguarda gli appuntamenti presi da persone che poi non si presentano in studio e, naturalmente, non avvisano il professionista. Il vero problema non riguarda lo psicologo che, al limite, trascorre un’ora tra i libri o tra gli appunti relativi a altri casi in corso, ma la persona che ha preso l’appuntamento e che poi non ha avuto il coraggio di presentarsi. Infatti, l’individuo in questione difficilmente riuscirà a rivolgersi nuovamente a quello psicologo e in questo modo avrà molto probabilmente perso un’importante occasione di cambiamento. Poche sono le persone che dopo aver bruciato il terapeuta che al telefono si era mostrato disponibile e professionale, riescono poi a ricontattarlo per chiedere un ulteriore incontro.
Perciò quando un paziente chiama, ottiene l’appuntamento e poi non si presenta senza almeno avvertire, sento da una parte la frustrazione per l’ora di lavoro letteralmente sprecata, dall’altra il dispiacere di vedere qualcuno negasi all’ultimo istante la possibilità di ricevere un aiuto professionale e qualificato. Stempera la frustrazione una consapevolezza consolidata con l’esperienza: se il paziente non si presenta, in fondo, mi ha fatto un favore perché non avrebbe collaborato e nessuna persona è meno indicata alla terapia di chi preferisce stare male piuttrosto che suonare al citofono di qualcuno che può aiutarla.
Considerata la mole di lavoro degli ultimi tempi, piacevolmente aggravata dai contatti e dalle e-mail di chi legge il blog, credo sia utile ai lettori anche vagamente interessati a chiedere un colloquio di consulenza psicologica un breve e sintetico vademecum per il primo incontro con il terapeuta. Forse queste rapide indicazioni semplificheranno il mio lavoro, quello dei colleghi e, soprattutto, impediranno a chi volesse chiamare ma non ne è ancora completamente sicuro di perdere un’importante occasione di cambiamento solo perché ha affrettato i tempi del contatto.
Psicologia e Comunicazione. Breve storia della Programmazione Neuro-Linguistica. [FERMACARTE 3]
Pubblico in anteprima sul blog un’anticipazione del nuovo libro sulla comunicazione, in corso di stampa e in uscita, spero entro ottobre 2007.
Le maschere del Mobbing [FERMACARTE 2]
Su suggerimento di un caro amico, pubblico qui un articolo già uscito sulla rivista Oltre, periodico quadrimestrale del Centro di Salute Mentale, ASL 7, Carbonia. La rivista ha ospitato negli anni molti miei interventi, grazie al rapporto di reciproca stima e fiducia instaurato col suo direttore Dott. Alessandro Floris.
“Pronto Dottore?… Mi scusi, Lei lavora gratis?” [PENSIERI 2]
Quasi sempre ci rido sopra. Me lo posso permettere, dato che ho avuto, praticamente da subito, la fortuna di lavorare a pieno carico come psicologo prima e psicoterapeuta poi, e sono ormai dieci anni. Eppure soffro sempre un po’, mi dispiaccio, quando -raramente, per fortuna- persone chiamano in Studio e, candidamente, si stupiscono del fatto che la psicoterapia abbia un costo.
Eppure nella maggior parte dei casi, le stesse persone non battono ciglio quando devono ricaricare il cellulare, comprare una TV, una borsetta, un paio di scarpe, una macchina. Le stesse persone, pagano cifre spesso assurde, e senza fare una piega idraulici, muratori, parrucchiere, estetiste, abbonamenti alla tv satellitare e così via.
Senza nemmeno accorgersene, è una vita che spendono più soldi per gratificare la propria automobile o per riempire di yogurt dotati di improbabili agenti lassativi il proprio frigo, che per prendersi cura del proprio cervello e della propria anima. Più soldi per creme antirughe, che per il proprio cervello. E’ legittimo, insomma, devolvere qualunque cifra per un paio di Levi’s, ma assurdo e addirittura sconvolgente pagare un professionista per aiutarsi a uscre da una vita tristissima.
Non capirò mai questo atteggiamento.
Spiegatemi, perché mai uno psicoterapeuta dovrebbe lavorare gratis?
Forse sarebbe ora di comunicare al maggior numero possibile di persone che una formazione seria e certificata in psicoterapia, soprattutto se paragonata a quella di altri professionisti come avvocati e medici specialisti ai quali – tra l’altro- nessuno si sognerebbe mai di chiedere prestazioni gratutite, è tra le più care in Italia. Aggiungerei anche che per diventare psicoterapeuti occorrono:
– almeno 9 anni di studi: cinque per conseguire la Laurea in Psicologia, almeno quattro di scuola di specializzazione, praticamente una seconda laurea con tanto di esami e tesi di specializzazione;
– il costo delle Scuole di Specializzazione viaggia intorno ai 16.000 EURO complessivi (stima al ribasso), a cui bisogna aggiugere i costi dei molti libri, delle continue trasferte (volo, hotel, pasti, ecc.) per non meno di quattro anni per chi sceglie di studiare fuori dalla Sardegna;
– anni di tirocini gratuti,molto spesso in strutture fatiscenti e situazioni frustranti, dove solo una formidabile motivazione a raggiungere l’obiettivo può combattere la tentazione di mollare;
– anni di psicoterapia individuale,perché gli Istituti più qualificati impongono giustamente agli studenti specializzandi di compiere una psicoterapia su di se e, successivamente, una supervisione sui primi casi trattati.