
Psicologia e psicopatologia del gossip
D’estate siti e testate di gossip raggiungo picchi di pubblico, di like e di condivisioni grazie al clima vacanziero. I soli noti vip o sedicenti tali e influencer o seducenti tali accendono i discorsi da ombrellone grazie a “rivelazioni” private, divorzi, nuove fiamme e gavettoni relazionali senza esclusione di colpi.
Ma pettegolezzi, indiscrezioni e maldicenze sono eventi quotidiani spesso tutt’altro che leggeri al di là dell’industria editoriale e del tam-tam mediatico che possono danneggiare le persone comuni. Se da una parte, il “gossip” è certamente un fatto fisiologico e funzionale (e anche divertente) in quello che Erving Goffman (1959) ha definito un “rituale dell’interazione” sociale e una componente del “teatro” del vivere, da un altro punto di vista allusioni sulla vita privata degli altri, insinuazioni sulla fedeltà in una coppia, osservazioni maliziose indorate da toni svagati possono costituire un’infezione comunicativa dannosa per il privato altrui e produrre effetti incontrollabili.
Comportamenti come parlare continuamente della vita altrui, rivelare dettagli personali su amici a terzi, sbandierare con disinvoltura particolari delicati riguardanti persone assenti sono correlati, in una prospettiva psicologica, a mancanza di empatia, incompetenza emotiva e indicare un cattivo equilibrio affettivo.
Quando la tendenza alla chiacchiera malevola si fa inopportuna e frequente, chi spettegola manifesta uno scarso senso dei confini interpersonali, autostima precaria e, pur senza averne piena consapevolezza, dimostra un’inconscia ansia di controllo nei confronti degli altri. Diffondere informazioni malevole e tendenziose su terzi costituisce per alcuni individui uno strumento per illudersi di mantenere sotto controllo il proprio mondo di relazione e per riuscire a credere di essere importanti e affascinati nelle conversazioni, quando, intimamente, si sentono fragili e poco interessanti.
Le funzioni del pettegolezzo: tra “mimetismo personale” e “minaccia interpersonale”. In questi casi il pettegolezzo è utilizzato come strategia per distrarre l’attenzione dell’interlocutore e impedirgli così di soffermarsi sulla persona che ha davanti (quella che spettegola). Questo accade perché il “pettegolo” e la “pettegola” percepiscono se stessi come gusci vuoti e vivono la relazione con l’altro come una minaccia; così tendono a “nutrirlo” di indiscrezioni e particolari piccanti riguardanti persone assenti, nell’inconsapevole tentativo di evitare che l’altro possa concentrare la propria attenzione su di loro e smascherarne, così, l’inconsistenza emotiva e la vulnerabilità psicologica.
Chi “parla alle spalle” di terzi, anche quando sembra manifestare simpatia e confidenzialità verso il proprio interlocutore, sta attuando nei confronti di chi lo ascolta un’inconscia e velata minaccia. Il messaggio occultato dietro il pettegolezzo è così traducibile: “Io sono molto ben informato e posso usare come voglio il mio” potere”. Attento a come ti comporti con me, potrei riservarti lo stesso trattamento”. Inutile elencare i danni che il pettegolezzo può generare a tutti i livelli della vita sociale. Dal ristretto ambito familiare al gruppo di lavoro le conseguenze in termini di disagio psicologico per chi è fatto oggetto di gossip possono essere molto pesanti.
Il pettegolo ha sempre un tema preferito. Chi tende a sparlare degli altri tende anche, più o meno consapevolmente, a insistere su una certa tematica. L’analisi dei contenuti prevalenti scelti dal pettegolo rivela quali nodi e questioni personali lo spingano ad assumere il suo tipico comportamento. Il sesso, le inclinazioni sessuali altrui, i meriti o i demeriti professionali di colleghi o superiori, lo status sociale o economico altrui, sono solo alcuni degli argomenti che possono ricorrere ossessivamente nei discorsi del pettegolo. La scelta non è casuale, ma collegata a difficoltà personali non elaborate o negate.
Per esempio, la donna che critica crudelmente e appassionatamente l’aspetto fisico e l’abbigliamento di altre donne, ha forse difficoltà ad accettare la propria fisicità e qualche problema nella sfera sessuale. L’uomo che insistentemente e ripetutamente ironizza sull’orientamento sessuale di altri, cerca di allontanare da sé la paura di un’identità sessuale avvertita come insicura, o la paura di essere percepito come omosessuale. E ancora, chi, davanti all’avanzamento di carriera di un collega elabora e diffonde voci mirate a svalutare il merito dell’altro, spesso ha bisogno di costruire un “nemico esterno” pur di non fare i conti con la propria effettiva capacità di farsi valere in ambito professionale.
Il “gossip involontario”. E’ bene precisare che non sempre chi diffonde pettegolezzi lo fa con l’intenzione di nuocere, anzi, i pettegolezzi più distruttivi sono spesso quelli messi in giro con ingenuità e noncuranza da individui in perfetta buona fede, che sottostimano o ignorano completamente del valore delle informazioni che hanno rivelato e delle loro conseguenze . Forse, proprio a questo proposito Karr ha sostenuto che “fra tutti i nemici, il più pericoloso è quello di cui siamo amici”.
L’effetto del gossip “involontario” è doppiamente devastante: da una parte, il pettegolezzo, in quanto proveniente da un amico della vittima o da chi non avrebbe alcun interesse a nuocerle, viene acquisito come autentico, e dunque difficile da estirpare.
In secondo luogo, chi è oggetto del gossip vive un senso di profonda insicurezza, dato che l’autore delle indiscrezioni è persona di sua fiducia. All’umiliazione per la privacy violata, si unisce la profonda e irreparabile frustrazione del sentirsi traditi.
La vittima di maldicenze, spesso tenuta all’oscuro delle voci che la riguardano, una volta scoperto il responsabile vive sentimenti di impotenza e di ingiustizia, e, per quanto si sforzi, spesso trova difficile risalire alle ragioni per cui il pettegolo l’ha scelta come bersaglio.
Una strategia fondamentale per proteggersi dai circoli viziosi di questo tipo di comunicazione è individuare dai primi momenti il pettegolo e imparare a evitarne la compagnia, fare in modo di non ascoltare quanto racconta, sottolineare in modo sereno e aperto che si crede ai valori della fiducia e della discrezione e mantenere nella relazioni un atteggiamento di coerenza e di riservatezza.
Perché la persona pettegola e sboccata, anche quando suscita in noi sentimenti di simpatia e di amicizia, si comporta come una mina vagante: è incostante, sleale, inaffidabile, egoista e, prima o poi, troverà il modo di ferirci e di deluderci.
Enrico Maria Secci