
Il Narcisismo spiegato attraverso il fiore del narciso
Il narcisismo come tratto della personalità e come tendenza patologica è stato descritto per la prima volta nel 1892 dallo psicoanalista Havelock Ellis. Come scrivo nel libro “I narcisisti perversi e le unioni impossibili”, Ellis si riferì esplicitamente al mito greco di Narciso per descrivere l’autoerotismo e grazie a questa potente intuizione spianò la strada agli studi successivi sulla specifica ed enigmatica modalità affettiva del narcisismo resa famosa da Freud e, oggi, tema centrale nella ricerca sulle dipendenze affettive e sui disturbi relazioni.
La leggenda del giovane greco gaudente e meraviglioso condannato ad amare se stesso sino alla morte e a falcidiare le anime di chi, uomo o donna, si innamorasse di lui resta un capitolo cardinale nei saggi di psicologia e di psicopatologia del narcisismo. Per esempio, nel mio libro ho spiegato le dinamiche apparentemente incomprensibili del narcisista perverso attingendo alle diverse versioni del mito, da Ovidio a Conone.
Non smetto mai di sorprendermi di quanto la letteratura possa facilitare la comprensione profonda dell’animo umano. Dove la logica e la metodologia della ricerca si arenano a causa della complessità, del dolore e della follia di certi dinamismi psichici e relazionali, il codice delle metafore e dell’analogia proprio dell’arte, permette di penetrare gli enigmi della mente, di affrontali e di risolverli.
Nella mia costante ricerca sul narcisismo patologico e sul perfezionamento del mio modello di psicoterapia sulle dipendenze affettive, che illustro negli ultimi capitoli de “I narcisisti perversi”, ho scoperto che, oltre alla mitologia, anche la botanica regala spunti sorprendenti per comprendere la natura del narcisismo, proprio grazie allo studio del fiore collegato al mito.
Il fiore del narciso ed il narcisismo psicologico. Pochi sanno che il fiore del Narciso ha un’etimologia illuminante se raffrontata ai costrutti della psicologia: “narciso” viene dal termine greco “narkào”, che significa stordimento, torpore, l’offuscarsi della mente. Allo stesso modo, l’azione del narcisista manipolatore è, sin da subito, quella di confondere con la fascinazione. Come il fiore, il narciso umano obnubila, stordisce.
Una delle esperienze ricorrenti nella dipendenza affettiva è l’iniziale ambivalenza della futura vittima: “non mi piaceva”, “non mi sentivo attratta/o”, “non avrei mai pensato di potermi innamorare di qualcuno così”, riportano pressoché invariabilmente le persone invischiate con un narcisista patologico.
Eppure, proprio come il fiore, già noto agli antichi egizi per il suo profumo intenso e le sue proprietà psicotrope, il narcisista finisce per attrarre, se lo vuole, anche le persone più equilibrate per poi destabilizzarle, a volte in modo drammatico.
Resistenza ed auto-sufficienza. Il fiore di narciso è uno dei pochi che resiste sia al caldo che al freddo. Risulta quasi inespugnabile al mondo esterno, dotato di una sorta di auto-sufficienza climatica, capace di un’ostinazione vegetale che, sul piano psicologico, è una delle caratteristiche tipiche del narciso umano.
Come la pianta si adatta a qualunque habitat, così il narcisista sembra saper sfruttare a proprio vantaggio ogni situazione ed ogni persona, restando imperturbabile anche nelle circostanze meno favorevoli. Così, quando il narcisismo è integrato con altri tratti della personalità, diventa qualità e virtù.
Creatività, generosità, eclettismo, amore, originalità e genialità sono attitudini frequenti nei narcisisti non patologici, molti dei quali diventano artisti, scrittori, imprenditori ed intellettuali prolifici che regalano al mondo tecnologia, bellezza e saggezza. Ma quando il narcisismo si configura come struttura portante del Sé, le cose cambiano drasticamente, virano nella patologia superando il confine dell’amore, calpestando il confine dell’amore.
La botanica stabilisce che il bulbo del narciso somministrato in dosi controllate ha proprietà curative e analgesiche. Tuttavia, l’ingestione di un intero bulbo di narciso è letale. Animali al pascolo o persone che lo ingeriscano scambiandolo per un tubero commestibile muoiono avvelenati se non curate entro 24 ore.
Questa realtà biochimica rappresenta un’ulteriore ed interessante analogia del mondo floreale col dominio della psicologia e delle relazioni umane. Infatti, se il narcisismo come tratto di personalità costituisce un vantaggio se integrato e compensato da altre caratteristiche come consapevolezza ed empatia nei soggetti sani, se si presenta come struttura elemento centrale, “bulbare” di una persona, diventa tossico e potenzialmente mortale.
Il narciso nel linguaggio dei fiori. Nel linguaggio dei fiori, la florigrafia, donare un narciso ha significati contrastanti: vuol dire autostima, vanità o “incapacità d’amare”, perdono, bellezza o fertilità. L’ambivalenza del significato del narciso è superata dall’antropologia: in alcune culture orientali regalare un narciso predice sventura, conflitto, inimicizia, ma regalare un mazzo di narcisi è un gesto beneaugurante, simboleggia amore e fedeltà.
È evidente, considerati i simbolismi legati al fiore del narciso, l’analogia col concetto di narcisismo nell’ambito dello studio della personalità e delle relazioni umane: se il narcisismo costituisce un nucleo unico, la principale modalità di funzionamento intrapsicihico ed interpersonale, ci troviamo di fronte ad una maledizione, ad un autentico pericolo per la nostra sopravvivenza.
Se, invece, il narcisismo è soltanto un ingranaggio della mente, è un dono come un bouquet della tradizione orientale, comunque, è sempre meglio ammirarlo, utilizzarlo per abbellire gli ambienti della nostra esistenza. Mai ingerirlo e, ancor meno, farne il nutrimento esclusivo della propria esistenza.
Enrico Maria Secci
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Al punto in cui mi trovo e, dopo aver chiesto chiarimento di un comportamento illogico x come si presentavano i fatti e, l’aver compreso trattarsi di paura a lasciarsi andare a riconoscere un sentimento, (…mi veniva di tanto in tanto dato fuori contesto il consiglio che bisogna fare da soli, che: “aiutati che Dio t’aiuta…!”) Ad un certo punto mi è sorto il dubbio a tratti il sospetto, trattarsi di questo….ma invece ora che ci penso bene e analizzando pare purtroppo essere proprio questa la verità. Sebbene un giorno abbia io chiesto se trattarsi di misantropia o misoginia, mi venisse risposto: “Né uno né l’altro!”. Dimostrandosi privo di empatia in certe occasioni… e…adducendo infine proprio quando si stava x avvicinarsi che per non farmi soffrire, doveva allontanarsi e io non dovevo pensarlo più!! Proprio per non farmi stare male!!!