
Debellare il senso di colpa
Nulla come il senso di colpa snatura l’individuo e condiziona la sua vita emozionale. Il senso di colpa amareggia, depriva, appiattisce, logora e limita gravemente la capacità di amare e di essere amati; divora ogni potenzialità e svuota di senso l’esperienza di esistere. Il senso di colpa sta alla mente come una tenia sta all’intestino. È il verme solitario della mente.
È difficile cogliere l’essenza di un sentimento così conturbante e profondamente radicato nella nostra cultura, che decanta il senso di colpa come condizione originaria dell’essere umani, a cominciare dal biblico morso della mela di Eva che, tentata dal serpente, avrebbe scisso ad aeternum il divino dall’umano.
Il racconto terrifico della cacciata dal Paradiso per un peccato banale, però, spiega che il senso di colpa interviene quando un individuo vive o agisce un conflitto con ciò che è prescritto dalle aspettative esterne, di matrice sociale, religiosa o familiare, nella consapevolezza di deviare dal “giusto”, quando il “giusto” non rappresenta altro che la soggettività del più forte tramandata e spacciata per oggettività.
Il senso di colpa può essere dunque definito come una condizione di conflitto tra ciò che un individuo sente di essere e ciò che, invece, sente di dover essere, soprattutto nei confronti dei propri genitori, parenti, amici, partner. Si manifesta come una costipazione psicologica, un’oppressione piena di sfumature emotive: dall’apatia alla rabbia, dalla tristezza alla depressione. E, in ogni caso, ha la caratterista di bloccare chi lo patisce in un limbo sospeso tra l’auto-distruzione e l’auto-affermazione.
L’auto-distruzione e la resa. Per evitare il senso di colpa siamo capaci di accettare un percorso di studi odiato, ma caldeggiato da sempre, sin da bambini, dalla famiglia; di sposare chi non amiamo; di vivere semplicemente il fac-simile della vita a cui ci hanno bonariamente predestinato nonni, madri, padri, amici, cultura e società.
L’auto-affermazione e la ribellione. Per gestire il senso di colpa le persone possono ricorrere all’eccesso. Eccesso di anti-conformismo, eccesso nella comunicazione, eccesso nell’uso di droghe, eccesso nella sessualità e nell’identificazione in modelli diametralmente opposti a quelli prescritti, spesso devianti. Questa reazione diventa problematica e lambisce il pericolo di tramutare la ricerca di se stessi in una pantomima pericolosa e molto infelice.
Debellare il senso di colpa vuol dire compiere un potente ed eroico cambiamento basato sull’auto-conoscenza e sulla moderazione. Vuol dire ritrarsi consapevolmente dai modelli appresi, uscire dal gorgo delle polarità, “giusto”, “sbagliato”, “bianco”, “nero” ed imparare riconoscere i propri bisogni emotivi, i desideri e le attitudini che ci designano come individui unici e irripetibili.
Si tratta di mordere la mela e di stare tranquilli, di vivere a viso aperto, di contrastare stereotipi e richieste familiari con la serenità di chi ha compreso che sono soltanto etichette, credenze, superstizioni.
Debellare il senso di colpa significa riconosce profondamente, e placidamente:
– il valore della propria unicità di essere umani;
– il diritto incondizionato di essere rispettati nelle proprie scelte;
– il sentimento della diversità come espressione d’amore.
Molto presto, chi ci ama davvero ci sarà grato di esserci tolti di dosso il senso di colpa senza farne una tragedia.
Enrico Maria Secci
©Riproduzione riservata