Pride. Perché partecipare assolutamente
Il Pride è la parata dell’orgoglio della comunità gay, lesbica, bisex e transessuale che da 49 anni sfila nelle maggiori città del mondo per affermare e difendere i diritti civili delle persone LGBT.
Il primo Pride si tenne a New York nel 1970 per celebrare l’anniversario della rivolta di un gruppo di cittadini omosessuali contro le persecuzioni della polizia. Allora sfilarono in diecimila, oggi il Pride coinvolge folle oceaniche ed è diventato un appuntamento planetario contro l’omofobia, la discriminazione, l’ingiustizia sociale, contro il pregiudizio e l’invisibilità che ancora oggi colpiscono chiunque non sia eterosessuale.
C’è chi la chiama carnevalata, chi si sdegna e insulta i partecipanti, chi tra le istituzioni rifiuta il patrocinio, chi vorrebbe vietarla, ma la marcia dell’orgoglio non si può fermare, né si fermerà fino a che politiche della diseguaglianza, omofobe e razziste, continueranno a negare la piena cittadinanza per ragioni legate al genere e all’orientamento sessuale. Perché una società che perpetra discriminazioni è una società malata e una società malata contagia tutti i suoi cittadini, senza distinzione di sesso, razza e religione.
Nel 1981 l’omosessualità è stata derubricata dall’elenco delle malattie mentali del DSM, la “bibbia” della psichiatria, eppure la politica di molti Paesi, Italia compresa, fatica a recepire gli esiti della ricerca scientifica e a tenerne conto quando legifera. Va peggio, ovviamente, per la strada e nei luoghi di lavoro, in famiglia e tra gli amici: la visione fobica, patologica e segregazionista delle “diversità” è motivo di abusi, di esclusioni, di violenze, di depressione e di suicidi.
Dunque i detrattori del Pride ricordino che i manifestanti combattono per i diritti presenti e futuri di tutti, e che l’orgoglio di essere diversi è un valore per ognuno di noi, in quanto ognuno di noi è un diverso. I detrattori del Pride sappiano che questa “pagliacciata” può prevenire il suicidio dei loro figli, parenti e amici omosessuali e, soprattutto, può contribuire al miglioramento generale della nostra società. Perché si è sani quando si vive e si ama per come si è e non per come “si dovrebbe essere”.
In tempi in cui tira una brutta aria, un’aria medievale, un’aria da manganello, da muro e da lager partecipare al Pride è un atto civile, indipendentemente dall’orientamento sessuale. Abbiamo sentito il Ministro della Famiglia italiano dichiarare che le famiglie gay non esistono: un’affermazione di un’ottusità apocalittica che in un Paese civile avrebbe provocato dimissioni immediate. Invece niente.
Salvini fa la voce grossa contro i migranti, chiude i porti, distrugge a furia di slogan le millenarie leggi del mare e calpesta il sentimento di umanità alla base del vivere. E niente, nonostante il richiamo di intellettuali, sociologi e politologi di fama internazionale la linea è quella del cinismo e dell’inumanità.
La “caccia al nemico” a cui assistiamo è appena iniziata e, purtroppo, siamo velocemente arrivati al proposito di schedare la popolazione per etnia … mentre l’insensibilità e la lapidazione per frasi fatte di migliaia di migranti sta dimostrando, ormai ogni giorno, la vocazione mortifera della società targata Salvini.
Di questo, a mio avviso, chiunque avverta la sensazione che l’Italia stia per impaludarsi pericolosamente nelle politiche dell’odio può partecipare al Pride e testimoniare così che viviamo in un Paese Libero, un Paese Civile e un Paese che ha bisogno di integrare le differenze, anziché demonizzarle o, peggio ancora, utilizzarle come strumento di distrazione di massa.
Pride significa orgoglio e di questi tempi il Pride è la marcia dell’orgoglio inteso come valore umano esteso ben oltre la questione LGBT: l’orgoglio di valere per quello che si è, dentro e attraverso le differenze.
Così il sabato a Cagliari partecipino tutti, e sia una parata di sorrisi e di solidarietà, di allegria e di consapevolezza, di singoli, di famiglie, di giovani, adulti e anziani di ogni età, estrazione, razza, religione. Manifestiamo per una società vera, una società comprensiva delle differenze e protestiamo contro ogni forma di esclusione e di discriminazione. Tutti insieme.
Enrico Maria Secci, Blog Therapy